Ebbene disse, quando rientrò, mi sembra di avervi raccontato tutto, rischiarandosi la gola con un colpo di tosse, ora ditemi di voi prima di salutarvi, che immagino saremmo troppo stretti qui in questa casa in tre o no? E insieme risero di gusto a questa battuta, essendosi allentata quella tensione dettata dal racconto e dalla narrazione degli eventi cosi articolati e drammatici . In seguito, dopo aver ascoltato con attenzione la storia d’amore di Giuseppe e Michela nata tra Firenze e la Sardegna, l’ impegnativa serata volse al termine e i tre uscirono diretti a villa Letizia per offrire un letto a Michele, in una casa che funzionava da albergo ed era gestita da Francesca la sorella gemella di Michela venuta con lei dalla Sardegna . La casa ospitava i numerosi turisti del Grand Tour, molto in voga all’epoca nelle grandi città d’arte, soprattutto Venezia , Roma e Firenze, e anche dai tanti lavoratori fuorisede che venivano a Firenze e alloggiavano nelle comode camere di Villa Letizia.
I tre appena entrarono nella piccola hall che funzionava da concierge, trovarono una sorridente Francesca ad accoglierli, la quale prese il piccolo bagaglio che aveva con se Michele, per farlo accomodare in una della stanze al terzo piano.
Salutati i suoi amici e salito in stanza, il nostro eroe poté finalmente riposare su un letto vero, dopo quattro notti passate all’addiaccio, e fu cosi che sfinito da tanti accadimenti, Michele sprofondò in un lungo sonno, tormentato da inquieti pensieri mescolati insieme come in una centrifuga.
Lui e i suoi amici si erano salvati da morte certa, ma a mente fredda Michele ora ragionava o se vogliamo, il suo inconscio gli stava portando il conto sul futuro che lo avrebbe atteso, e c’era poco da stare allegri.
Considerava o stava prendendo coscienza che era stato costretto, dall’oggi al domani a fuggire da solo e rifugiarsi in una città in cui conosceva soltanto Giuseppe e sua moglie Michela. Non aveva un lavoro e di che sostentarsi, avendo in tasca solo i pochi spicci che gli avevano dato i suoi due zii a Paliano.
Aveva dovuto troncare di netto le sue lezioni all’università,’ e di conseguenza non sarebbe più potuto partire per Cambridge ed approfondire gli studi di astronomia col professor Challis, amico e collega del professor Aiello.
Michele era arrivato alla soglia dei ventitre anni, ma si sentiva già vecchio per tutto quello che aveva dovuto passare negli ultimi giorni, senza famiglia e dopo aver perso l’amore della sua vita, senza una casa dove riparare ed un letto dove poter dormire, senza uno straccio di lavoro e gli studi e tutti i sacrifici di una vita buttati alle ortiche.
Poi nei suoi incubi notturni gli apparve il volto dello zio Alessio e Michele a quel punto si svegliò nel pieno della notte, pensando con orrore, che la sua rovinosa fuga da Napoli avrebbe potuto portare conseguenze estreme nei confronti di suo zio e di sua moglie Nadia.
Visto che Michele alloggiava a casa loro, i gendarmi li avranno risparmiati oppure arrestati, torchiati e messi in galera come suoi complici? E i suoi genitori a San Ferdinando, e Luca che conseguenze avrebbero dovuto subire a causa sua ? E tutta la notte pensò e ripensò che sarebbe dovuto tornare indietro a Napoli e consegnarsi alle autorità borboniche per incolparsi di tutto e non coinvolgere gli altri. E inoltre, che aveva pensato solo a se stesso e non alle conseguenze a catena che si sarebbero messe in fila una dopo l’altra dopo la sua fuga. Come aveva fatto a non pensarci prima? Si sentiva un mostro di egoismo e non se lo sarebbe mai potuto perdonare se qualcuno avesse fatto del male ai suoi cari.
Quando scappò da Napoli pensò solo a se stesso, egoisticamente , non potendo immaginare in quei momenti cosi ‘parossistici e dominati dal caos della ragione, che gli effetti della sua fuga avrebbero messo in pericolo la sua famiglia, e nella sua testa continuava a ripeterselo fino all’infinito.
All’improvviso si alzò deciso, fuori era ancora buio e vestendosi di corsa stava per uscire da Villa Letizia, diretto a casa di Giuseppe, per metterlo al corrente che sarebbe rientrato a Napoli lo stesso giorno. Michele avrebbe avuto bisogno di un piccolo prestito per sostenere le spese del cibo e per dormire nelle locande che avrebbe trovato per strada e lo avrebbe chiesto a Michele.
Scendendo le scale che portavano nella hall e verso l’uscita, incontrò Francesca che nel frattempo era arrivata in albergo per preparare le piccole colazioni.
“Buongiorno Michele ‘ spero tu abbia dormito bene stanotte ma dove stai andando così presto, visto che la colazione la serviremo non prima di un’ora? Buongiorno rispose affannato e imbarazzato Michele, essendo stato colto in un momento di evidente difficoltà. Sarei tornato più tardi a salutarti, ma sto andando da Giuseppe e da tua sorella per salutare anche loro, rientro a Napoli oggi stesso, non posso rimanere oltre. Ti spiegheranno tutto loro.
Nel frattempo ti ringrazio per la tua squisita ospitalità e mentre diceva ciò, ebbe a notare un ‘ espressione tra lo smarrito e il perplesso sul volto di Francesca, che era rimasta ferma sulle scale, davanti a lui. Michele la salutò baciandole la mano e si diresse verso casa Scocco che era praticamente a poche centinaia di metri di distanza da Villa Letizia. Francesca seguì con lo sguardo immalinconito il passo lento e deciso di quel ragazzo enigmatico, cosi giovane e già cosi provato dalla vita, ma con una forza interiore da non intimorirsi di fronte a niente e in grado di affrontare i più gravi pericoli, solo con la forza di volontà che veniva fuori da una grande disciplina e il suo freddo e razionale ragionamento. Francesca ne era completamente affascinata e mentre rapita sospirava al suo pensiero, continuava meticolosamente a predisporre il tavolo da buffet delle piccole colazioni o petit dejeuner come dicono i Francesi, per gli ospiti della locanda che tra poco sarebbero scesi a mangiare.
Mentre si dirigeva verso casa dei suoi amici, quegli oscuri pensieri che lo avevano tormentato durante la notte, tornavano a scorrere veloci come cavalli impazziti nella sua mente, riportando Michele in quella dimensione di ragione, dove si e’ costretti ad affrontare la vita con rigore e assumendosi le proprie responsabilità ad ogni costo e qualunque fosse il prezzo da pagare. Durante la sua fuga da Napoli, aveva lasciato dietro di se, non volendo, una scia di eventi che avrebbero potuto ledere il suo ambito famigliare, e questo lui non avrebbe mai potuto permetterlo. Ora il suo grande punto interrogativo era : ce la farò ad uscire fuori da solo da questa situazione ?
Una cosa però era certa, Michele sarebbe tornato a Napoli e si sarebbe
presentato alle autorità del Regno assumendosi le proprie responsabilità, rispetto alle accuse che gli erano state mosse dalla polizia militare e in quel modo avrebbe scagionato tutti i suoi parenti da quell’immane casino in cui erano finiti tutti quanti, senza peraltro aver fatto nulla.
Michele busso’ alla porta dell’appartamento dove vivevano Giuseppe e sua moglie, erano da poco superate le cinque e qualcuno ancora dormiva, ma non il suo amico che era gia’ sveglio e pronto per andare a controllare i vigneti di casa Dandini.
Con grande sorpresa di Michele, Giuseppe aveva gia’ pronto sul tavolo la colazione mattutina apparecchiata per tre, sapendo che avrebbe ricevuto la visita del suo amico. “ Siediti e mangia, perché’ se ti conosco bene so già cosa hai in mente e il piano che avrai elaborato stanotte.
Ora mangia, che tra poco ti accompagnerò da Giovanni Dandini, il mio capo.
Ho mandato Michela ad avvisarli che saremmo arrivati più tardi, ora dormono tutti, meno che lui.
“ Ma tu come facevi a sapere che io sarei venuto da te stamattina?.
“ Lo sapevo perché’ conoscendoti, mi ha meravigliato molto che non mi avessi fatto cenno a quello che sarebbe potuto accadere alla tua famiglia dopo la tua fuga. Non è da te, Miche’.
“Appena usciti da Villa Letizia ho detto a mia moglie, organizziamoci che domani alle prime luci dell’alba ce lo ritroviamo sotto casa per dirci che sta tornando a Napoli a consegnarsi agli sbirri.
E’ così vero?
Si è cosi, come cazzo ho fatto a non pensarci prima e a non pensare alla catene di conseguenze funeree che avrei causato con la mia fuga da Napoli.?
Ho pensato solo a me Giuse’, e non me la potrò mai perdonare se accadesse qualcosa ai miei cari, lo capisci? Si certo che lo capisco, ma ora calmati che tra poco andiamo da Giovanni, lui ha uno zio molto importante a Napoli, uno della famiglia Carafa un cardinale della curia di Napoli, e ha conoscenze in ambienti della polizia. Cerchiamo di capire cosa può fare. Se non ti soddisferanno le soluzioni che ti proporrà potrai tornare a Napoli per farti tagliare la testa, tanto già lo so che non riuscirei a convincerti di desistere nei tuoi intenti, gli disse Giuseppe con un tono di voce quasi lugubre e sul punto di piangere.
Michele masticò amaro ma conscio che avrebbe dovuto ascoltare altri pareri in merito alla sua situazione, diede comunque retta al vecchio amico e solennemente si incamminò con lui verso casa Dandini ad incontrare Giovanni Dandini, che appena arrivati li accolse personalmente facendoli accomodare nel suo studio privato, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Fatte le veloci presentazioni, Giovanni disse ai due ragazzi” Michela mi ha spiegato per filo e per segno quello che è successo a Napoli, e io per non perdere ulteriore tempo ho convocato qui mio cognato Alessandro e il mio fidato amministratore Franco i quali arriveranno a breve. Però
prima che voi arrivaste, mi sono avvantaggiato scrivendo una lettera di presentazione di Michele all’indirizzo del Cardinal Carafa, mio zio per parte di mia moglie Anna. E’ una breve lettera dove ho sintetizzato gli eventi che ha vissuto e subito il tuo amico, disse guardando Giuseppe. In breve, ho fatto richiedere una revisione del processo che si terrà in contumacia , e un controinterrogatorio nei confronti del tizio che ti ha chiamato in correo, come si chiama? Jonas Inzerillo, rispose Michele.
Bene, disse, oggi sono sei giorni dalla tua fuga da Napoli, calcolando la velocità della macchina burocratica dei Borboni, tra altri sette, otto giorni forse riusciranno ad imbastire i processi. Facciamo in tempo a mandare due cavalieri che si daranno il cambio e in tre giorni saranno a Napoli da zio Antonio( Carafa). Lui appena leggerà la lettera metterà in moto tutto il suo potere per farti scagionare, sempre se quello che hai raccontato e’vero… e qui ci fu un silenzio imbarazzato ma inevitabile. Giovanni glielo aveva dovuto chiedere a Michele, se avesse mentito o meno.
Michele capì che avrebbe dovuto giurare sulla Bibbia e su ogni tipo di divinità cristiana conosciuta, perché’ se fosse stato colpevole e il controinterrogatorio nei confronti di Jonas fosse andato male, lui avrebbe messo nei casini non solo Giovanni ma soprattutto il Cardinale che si era mosso in seguito ad una richiesta del nipote, sulla fiducia, screditando agli occhi del mondo borbonico un cosi alto prelato.
Nel frattempo entrarono nello studio anche Alessandro e Franco che furono presentati a Michele.
Ovviamente il ragazzo giurò solennemente che tutto quello che aveva raccontato la sera prima a Giuseppe era la pura verità e Giuseppe ovviamente appoggiò ogni riga del racconto del suo amico, assumendosene lui la colpa se il racconto di Michele fosse stato solo minimamente mendace, conoscendo la genuinità e l’amore per la verità del suo caro amico.
Bene, disse allora Giovanni, procediamo con l’operazione “Corsa contro il tempo”, sempre se Michele è d’accordo con la mia strategia, disse Giovanni.
Certo che sono d’accordo, disse Michele, Io ho detto solo la verità.
“ Bene, tu Alessandro, scegli quattro cavalli dalle nostre stalle, scegli quelli più veloci ma anche resistenti perché dovranno macinare centinaia di miglia, anche su terreni accidentati.
“Tu invece Franco vai a chiamare il fattore della tenuta di Radda e torna qui con Riccardo e Luigi i suoi due figli che quest’anno hanno corso al palio di Siena. “ Facciamo queste due operazioni in fretta che il tempo scorre veloce”
Io nel frattempo finisco di scrivere questa lettera e mi servirà il tuo aiuto per scrivere bene i nomi e i cognomi di quelli che hanno combinato sto casino” disse a Michele chiamandolo a sé.
“Nel frattempo avremo bisogno di tre lasciapassare diversi, dovendo i nostri ragazzi passare i confini di tre Stati diversi, anche se non sarà difficile per loro dileguarsi se inseguiti, sono grandi cavalieri velocissimi ed instancabili.
Finito che ebbe di scrivere la lettera da consegnare “brevi manu” al Cardinale Carafa e i lasciapassare con le credenziali di Riccardo e Luigi Rufini, qualora fossero stati fermati fuori dai confini del nostro Stato.
Se vogliamo che arrivino a Napoli in tre giorni dovranno viaggiare con la luce e la notte riposare al sicuro in qualche locanda per strada. Ecco, qui ho anche una mappa dettagliata dei territori che dovranno attraversare e che daremo ai due ragazzi, disse Giovanni.
Non appena tutto fu organizzato e date indicazioni, soldi e vettovaglie ai furiosi e valenti cavalieri, i due montarono in sella e si diressero di corsa verso Napoli.
Tutte le persone presenti a palazzo Dandini assisterono alla partenza e la maggior parte di loro non conoscevano il motivo di quel gran trambusto organizzato velocemente ed in gran segreto di mattina presto.
Appena tutti loro tornarono dentro casa, Giovanni richiese la presenza di tutti i coordinatori e disse loro” La prima parte del operazione è completata e avviata.
Ora dobbiamo pensare ad un piano b, se non dovesse funzionare il primo. Mi spiego meglio” diamo per scontato che Jonas ritratti la sua chiamata” in correo” nei confronti di Michele, come credo che faccia, conoscendo l’influenza di mio zio e la sua forza persuasiva e dei suoi amici napoletani. Detto ciò rimarrebbero in piedi due variabili riguardo la protezione di Alessio e Nadia a Napoli e dei due genitori Moro a San Ferdinando. Caso a parte Luca, ma ce ne occuperemo in seguito, se ce ne sarà bisogno.
Io credo, conoscendo le lungaggini logistiche della burocrazia del regno delle due Sicilie e di tutti i regni in generale ,
che le quattro persone non siano ancora state neanche contattati dalla polizia militare, anche perché, da quello che ci ha raccontato Michele, Napoli è ancora una polveriera in procinto di esplodere e sembra che la testa della rivolta sia stata tagliata.
Può anche darsi che gli altri arresti, quelli dei fiancheggiatori, e della logistica tanto per intenderci, siano stati procrastinati e per il momento Ferdinando si sia accontentato solo degli arresti eccellenti, perché era quello che lui voleva per far arretrare le navi da guerra Inglesi a ridosso del porto.
Le mie sono ipotesi ovviamente, ma le probabilità che io stia sbagliando sono molto basse, vero professor Moro? disse sorridendo ad uno stralunato Michele, che per giorni aveva dovuto masticare amaro tra la vita e la morte solo e disperato, ed ora invece si ritrovava in una casa piena di persone, la gran parte sconosciuta, che si stavano occupando di salvare la vita a lui e ai suoi cari, in maniera quasi scientifica.
Tu di numeri te ne intendi visto i tuoi studi, continuò Giovanni mettendo una mano sulla spalla di Michele, il quale si rilassò definitivamente a quel contatto quasi paterno, e si sedette sul comodo divano nell’ufficio, insieme agli altri.
Allora Giovanni ordinò una bella e abbondante colazione “che a pancia piena si ragiona meglio”, disse al suo fido maggiordomo Emilio.
Per favore, facci preparare delle uova strapazzate con della pancetta, del pane alle noci e anche del pane bianco e del burro, quello francese che ho riportato dalla Normandia, quello un po’ salato, del succo di arancia e delle confettura di albicocca e caffè abbondante che qui c’è gente che non ha dormito stanotte, e così dicendo sorrise a Michele , il quale si sentì ulteriormente lusingato da tutte queste attenzioni, e sorrise finalmente dopo una notte insonne e tormentata.
Dopo questa colazione abbondante e di tutto rispetto, Giovanni, il leader maximo tornò a parlare.
“ La situazione ora è la seguente: Riccardo e Luigi arriveranno a Napoli prima di tre giorni, credetemi sono dei fuoriclasse a cavallo e non si stancano mai, avendoli visti in azione durante gli allenamenti che fanno per le corse a Siena e ad Arezzo. Stanno anche ore in sella e sarebbero capaci anche di dormirci mentre il loro cavallo galoppa senza freni. Detto ciò, ho calcolato approssimativamente che arriveranno a Napoli dopodomani, e i due hanno l’ordine di portare le lettere a mio zio, anche se dovessero arrivare a notte fonda.
Ho parlato di lettere, perché al cardinale ho scritto un ‘altra missiva, che se dovesse andare male il piano per scagionare Michele, di provvedere a far nascondere i suoi zii ed avvisare suo padre e sua madre dell’eventuale pericolo, sempre che non abbia provveduto a farlo lo zio di Paliano.
No, non mi dire niente Miche’, disse poi sommessamente rivolgendosi al ragazzo, per Prisca e suo fratello non possiamo fare nulla, perché lo sai anche tu che sono coinvolti e difficilmente scagionabili, vista la loro partecipazione in qualche modo attiva ai moti. Michele annuì consapevole e abbassò la testa davanti a quell’uomo che riusciva a leggere nel pensiero, e a concepire dei ragionamenti cosi razionali e difficilmente attaccabili. Anzi se hai modo di contattarli cerca di fargli arrivare il messaggio di non muoversi da dove sono ora, per nessun motivo, che se sono ricercati lo Stato del Vaticano è uno stato amico del Regno di Ferdinando e potrebbero essere arrestati, se beccati fuori dal convento delle suore a Frascati ed estradati subito a Napoli.
Però una soluzione ci sarebbe, visto che ci tieni tanto ai tuoi amici, disse sornione Giovanni, un messaggio glielo possiamo recapitare , attraverso un nostro messo che va ogni settimana a Roma per affari. Scrivi una lettera e gliela manderemo attraverso il nostro uomo che guarda caso arriverà tra un’ora per andare a Roma. E non farti venire strane idee in testa, tu non ti muovi da qui se vuoi rimanere vivo.
Michele annuì senza parlare anche stavolta, perché’ sapeva benissimo che Giovanni aveva ancora una volta aveva previsto tutto…

